Marco Mordenti

TEMPO 2018

IT

Ho scoperto l’opera di Francesco poco più di un anno fa in circostanze fortuite e i suoi lavori mi hanno subito colpito e così sono partito alla ricerca di materiale che lo riguardasse, informazioni, immagini e video per tentare di comprendere il suo
percorso artistico.
Dopo qualche approccio sono riuscito ad incontrarlo una prima volta e subito mi sono fatto rapire dai racconti sul pensiero che sta alla base del suo lavoro.
Da quel giorno gli incontri si sono susseguiti e ne è nata una amicizia.
Leggerezza della forma e profondità del pensiero: ecco la mia sintesi dell’opera di
Francesco.
Figure per lo più antropomorfe, anche a grandezza naturale o addirittura gigantesche che giacciono li, davanti a noi, ma che sembrano ancorate alla terra e nel contempo fluttuare nell’aria o librarsi in volo. Effetto questo amplificato dalle farfalle dorate che in Germina compongono gli organi vitali delle sue creature.
Le sculture, come dicevo, hanno spesso sembianze umane ma ricordano con una simbologia ricorrente – farfalle, germogli – ma anche con sempre nuove intuizioni, che l’uomo è intimamente connesso alla terra, all’acqua e al cosmo in un continuo mutare senza soluzione di continuità. Eravamo, siamo e saremo sempre pulviscolo al cospetto dell’universo: determinanti quanto infinitesimali particelle di energia
nell’evoluzione del tutto.
Quando Francesco mi ha rivelato che stava lavorando da tempo ad un progetto nel nostro territorio, in particolare in questo luogo straordinario, ho iniziato a pensare che la mostra dovesse essere una grande mostra, convinto che l’opera di Francesco potesse qui trovare la giusta dimora.
Sono certo che l’impresa sia riuscita.
Una amica mi ricordava qualche giorno fa che Paul Klee affermò che “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. lo sono d’accordo e posso affermare che Francesco riesce davvero a dare forma ad alcune delle mie più profonde emozioni.
E spero anche alle vostre.


 

EN

I discovered Francesco’s work a little over a year ago under fortuitous circumstances, and his works immediately struck me, prompting me to seek out material about him, information, images, and videos to try to understand his artistic journey.

After some attempts, I managed to meet him for the first time, and I was immediately captivated by his discussions about the thoughts underlying his work.

From that day, our meetings continued and a friendship was born.

Lightness of form and depth of thought: this is my summary of Francesco’s work.

Mostly anthropomorphic figures, sometimes life-sized or even gigantic, lie there before us, seeming both anchored to the earth and at the same time floating in the air or soaring in flight. This effect is amplified by the golden butterflies that in Germina make up the vital organs of his creatures.

The sculptures, as I mentioned, often have human-like appearances but recall with recurring symbolism—butterflies, sprouts—but also with ever-new insights, that man is intimately connected to the earth, water, and cosmos in a continuous, seamless change. We were, we are, and we will always be dust in the face of the universe: as significant as they are infinitesimal particles of energy in the evolution of everything.

When Francesco revealed to me that he had been working for some time on a project in our region, particularly in this extraordinary place, I began to think that the exhibition should be a grand one, convinced that Francesco’s work could find its rightful home here.

I am certain that the venture was successful.

A friend reminded me a few days ago that Paul Klee said, ‘Art does not reproduce what is visible, but makes visible what is not always so.’ I agree and can affirm that Francesco truly succeeds in shaping some of my deepest emotions.

And I hope yours too.